Immaginate il parco naturale dell’Argentario che si tuffa nel blu di un mare ancora incontaminato o se preferite partite dall’Isola del Giglio. Proiettatevi in mezzo alla campagna toscana, tra praterie sconfinate che verso nord-est lasciano il posto alle colline punteggiate dai pini centenari e da qualche viale di cipressi, per poi lasciare spazio a oliveti antichissimi e vigne che si distendono come in una geometria divina. In cima alle colline ci sono poi le cittadine medioevali, come Sorano e Pitigliano che da sole varrebbero il viaggio.
L’idea che questa natura incontaminata, da tanti definita come il Wild West toscano, possa avere anche dei vini che possano magicamente sprigionare i colori, i profumi e il paesaggio maremmano la trovo geniale. La potenza selvaggia di questi luoghi si trasforma in vini generosi, profumati di frutti selvatici, macchia mediterranea e di salmastro.
Tra i vitigni coltivati vige incontrastato il re toscano Sangiovese – da cui nascono Brunello, Nobile, Chianti e Chianti Classico – che qui diviene più morbido e voluminoso. Accanto al Sangiovese troviamo altre varietà autoctone come Ciliegiolo, Canaiolo nero, Alicante, Pugnitello e Aleatico. Tra i bianchi invece il Vermentino è il vitigno più noto ma non mancano esempi molto piacevoli di Trebbiano, Ansonica, Malvasia e Grechetto.
Ma se è vero che la Maremma è il Wild West, è vero anche che qui siamo in una terra di pionieri (e anche di cowboy, chiamati in zona butteri), che a partire dagli anni ’60 hanno conquistato questi luoghi per produrre vini famosi con varietà internazionali, come il Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Syrah, Viognier Sauvignon, Chardonnay e Petit Verdot. Qualunque sia la scelta, i vitigni si esprimono diversamente anche a seconda dei suoli. Un carattere più vulcanico per quelli prodotti a est del fiume Fiora, più fruttato se coltivati nelle zone marnose dei rilievi collinari tra lo stesso fiume e l’Ombrone. Più potenti quelli dei suoli argillosi nell’Alta Maremma, ma più sapidi se coltivati sui rilievi costieri.
Questi sono solo alcuni esempi che rappresentano la diversità del terroir maremmano. E se vi capita di montare in macchina anche solo per uno o due giorni di avventure toscane, allora sappiate che insieme alle strutture termali, già in uso con i romani, vi potrete imbattere in trattorie dai piatti antichi come l’acquacotta, il ciaffagnone, il caldaro, tanto cinghiale e i mitici tortelli tipici della zona. Nella Maremma DOC avrete anche la possibilità di assaporare i piatti di ristoranti stellati come Bracali (vicino Massa Marittima) e Caino (Montemerano) con due stelle, Il Pellicano a Porto Ercole, la Trattoria di Enrico Bartolini a Castiglione della Pescaia e Silene a Seggiano.