In principio era solo una cantina. Poi, grazie a un’intuizione, diventa uno dei locali jazz più autorevoli del panorama internazionale. Succede nel lontano 1984, quando Giampiero Rubei, già presidente del Villa Celimontana Jazz Festival, decide di trasformare quello scantinato in un club dove passeranno i più grandi jazzisti degli ultimi decenni, da Chet Baker a Michel Petrucciani. E le storiche firme, lasciate sui muri, ancora oggi lo confermano. Ne parliamo perché, dopo quattro anni di silenzio, quest’inverno l’Alexanderplatz ha riaperto i battenti. “Jazz is back” è quanto si legge sul sito ufficiale. Ed è tornato per stupire ancora, con una programmazione degna dei suoi tempi più gloriosi, quando c’era la fila di avventori davanti alla piccola porta d’ingresso.
L’Alexanderplatz è considerato uno dei cento migliori locali jazz al mondo. Qui sono nati artisti come Roberto Gatto e Stefano Bollani. Qui è stato lanciato il leggendario trombonista Marcello Rosa. Qui è nato, artisticamente, il compositore, pianista e jazzista Enrico Pieranunzi. E nell’attesa di nuovi astri nascenti, ci si può godere una programmazione effervescente di ampio respiro: lunedì 25 febbraio è il Monday Night Jazz Show di Lino Patruno, che suona il banjo affiancato da una formazione ampia, composta da cornetta, pianoforte, contrabbasso e batteria. Ad arricchire la band, direttamente dagli States, Michael Supnick al trombone, e dall’Inghilterra England Riche alla voce.
Martedì 26 febbraio è sul palco Milena Angelè, sassofonista raffinata che si presenta con il suo quintetto per proporre il secondo cd da lead-band, dal titolo “Something There”. Presentato al Lucca Jazz Festival e all’Auditorium Parco della Musica, il nuovo lavoro include non solo brani originali dell’autrice, ma anche numerosi omaggi al cinema e alla letteratura arrangiati con originalità. Sono queste infatti le grandi passioni della sassofonista dopo la musica, e non a caso il brano “Hanami” è dedicato alle musiche di Takeshi Kitano e Joe Hisaishi. E lo stesso titolo del disco è tratto da una poesia di Samuel Beckett. Dunque un sound poetico, quasi dilatato, che non perde mai la sua melodia, anche quando s’inerpica su tempi dispari più armonici e compositi.
Il 27 e 28 febbraio è invece la volta dell’Eliot Zigmund Quartet per proporre le sonorità di Bill Evans e oltre, come lo stesso titolo della serata ricorda. Eliot Zigmund è un veterano del jazz degli ultimi quarant’anni, un batterista del Bronx cresciuto nella fertile scena jazz newyorchese degli anni ’50 e ’60. Storico batterista di Bill Evans, solo lui può riproporcelo con fedeltà d’autore.
Alexanderplatz Jazz Club, via Ostia 9 Roma. Tel. 06 83775604.
Crediti: foto di Dean Zobec, dall’album Bill Evans Soulgrass. Info qui.